giovedì 4 settembre 2014

CONDANNATO A MORTE @FontanonEstate: cronache di una tragedia moderna



Un’opera delicata e profonda sul tema della Pena di Morte (presente anche Amnesty International), per ricordare quanti nel mondo muoiono “in nome dello Sato” (così si sottolinea nello spettacolo”), sempre più spesso dietro atroci sofferenze. Un’opera che Gufetto ha scelto di recensire non solo per l'importanza della tematica della lotta alla Pena di Morte, da portare sempre all’attenzione della cronaca, ma anche per la sua sempreverde triste attualità.
Davanti ad uno dei panorami più belli della Città va dunque in scena l’atrocità umana: la condanna alla pena capitale di un uomo senza nome, quasi fosse un emblema di tutti i condannati a morte del mondo. Orazio Cerino da voce ai suoi pensieri, alle sue riflessioni e frustrazioni seguendo il dettato di Hugo, con il tradizionale ritmo incalzante della propria recitazione, sempre coinvolgente, spiritosa ma anche grave e frastornante, a tratti inquietante. Si resta un po’ colpiti come da mille pietre appuntite dalle parole di quest’opera che, ancora a distanza di secoli, resta attuale, profondamente sconvolgente. Ma ciò che convince sul palco sono le buone doti di un bravo attore come Orazio Cerino, lasciato solo con un testo molto delicato che è riuscito ad interpretare entrando e uscendo continuamente dalla figura del Condannato e dei suoi carcerieri, aguzzini, rappresenti legali ed esponenti delle istituzioni, riuscendo a modulare bene voce e recitazione, gesti ed espressività in una moltitudine di ruoli, e di introspezioni psicologiche molto diverse fra loro. Così come sono molteplici i pensieri di un uomo che sa di morire.


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