mercoledì 30 luglio 2014

ROMEO E GIULIETTA@Globe Theatre: il mito a colpi di rap



Torna al Globe Theatre il classico “Romeo e Giulietta”, in scena fino al 3 agosto. Imperdibile per gli amanti del genere e incantevole nella cornice elisabettiana del Silvano Toti: questa rielaborazione di Gigi Proietti con la traduzione di Angelo Dallagiacoma si avvale di un cast di giovanissimi e talentuosi, fra i quali spicca senza dubbio Fausto Cabra nel ruolo di Mercuzio (divertentissimo) e Mimosa Campironi (raggiante) nel ruolo di Giulietta. Fausto Cabra dimostra estrosità e schiettezza, e si contrappone al Matteo Viganti che è un Romeo sognatore e romantico, che convince soprattutto nel secondo atto.

La trama viene affrontata con due chiavi di lettura: nel primo atto Romeo e Giulietta perdono l’aplomb seicentesco vestendo i panni moderni: Capuleti e Montecchi sono due band di Verona che si sfidano a colpi di rap e se le danno di santa ragione (buona l’intesa fra gli attori, atletici e pimpanti ma anche scanzonati e in grado di ricoprire un ruolo caratteriale, seppur minimo). Fra rime rap e selfie che farebbero storcere il naso ai puristi, si arriva alla festa in maschera colorata da musiche moderne (ma non troppo), dove Romeo e Giulietta si incontrano, si baciano e già si amano dietro una colonna, con quell’estrema irruenza che è propria dei giovani di ogni tempo.
Nel secondo atto la scena torna all’originale, e si torna a respirare quell’aria di ineluttabile romanticismo shakespeariano che non può essere negato né nascosto, dove Mimosa Campironi troneggia, splendida nella bellezza dell’incarnato, nella voce melodiosa, nell’aspetto tanto giovanile della Giulietta eterna adolescente che perde la testa per il ragazzo sbagliato. Sempre al centro di un fascio di luce angelica, la Giulietta di Mimosa Campironi è anche attratta dal sesso, senza perdere mai del tutto quell’aria virginea che le è propria, anche dopo la notte d’amore con Romeo. Una Giulietta classica che però nei primi atti è anche più ardita, senza però mai eccedere o contraddire troppo l’originale shakespeariano.
La recensione completa su Gufetto

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